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Alcuni spunti chiave nella storia del movimento “Panico”

Dalla coperina di "Arrabal Jodorowsky Topor, Panico", Pellicanolibri, 1978

We shall not cease from exploration,
And the end of all our exploring
Will be to arrive where we started
And know the place for the first time.

T.S. Eliot, Four Quartets

Tutto ha inizio a Place de l’Opéra, nel 1960 nell’ambiente barocco del Café de la Paix di Parigi quando Arrabal, Jodorowsky e Topor cominciano a prendere coscienza che i loro stili di vita non si discostano molto. Si incontrano per parlare di tutto e di niente e anche di filosofia, di arte e delle nuove tendenze sforzandosi di precisare la loro concezione del mondo dell’arte.

Adottano tra loro il nome di burlesque, forse in ricordo di Gongora e dei locali di strip-tease americani e nel febbraio del 1962 lo cambiano in Panico. È un termine ad uso semi-privato dal momento che non desiderano fondare né un gruppo né una scuola artistica. Nel settembre di quello stesso anno si stampa per la prima volta il termine panico dandogli il senso che Jodorowsky, Arrabal e Topor gli attribuivano. Arrabal, sulla rivista Le Brèche diretta da André Breton, pubblica le Cinq récits paniques.

Può avere inizio la diffusione del verbo panico. Proprio nel 1963, infatti, sempre Arrabal, durante un viaggio intorno al mondo, si ritrova all’università Sidney e coglie l’occasione, durante una conferenza, per parlare di questa nuova realtà “artistica” (agosto 1963). L’uomo Panico, testo che abbiamo citato più volte in precedenza, è il resoconto dettagliato di quella conversazione (registrata, in un primo tempo, su un magnetofono e solo in seguito sbobinata).  Poche pagine che ben rappresentano le dinamiche tipiche del movimento, le sue contraddizioni (sempre volute e perseguite, ovviamente), la disordinata sistematicità delle argomentazioni, la naiveté di fondo, ed infine, la perenne e affannosa ricerca della provocazione a tutti i costi (quest’ultimo, forse l’elemento più datato ). 

Un episodio che aiuta a capire la portata ed il significato di queste prime esternazioni paniche riguarda la reazione che il potere costituito (soprattutto in Messico) attua nei confronti del movimento e dei suoi componenti. Atteso a città del Messico, in occasione proprio di questo tour mondiale, Arrabal viene espulso dal territorio nazionale. Ma non è il solo. In questo periodo, sempre a Città del Messico, vengono rappresentate molte opere teatrali di Jodorowski (fra cui l’Opéra de l’ordre) che suscitano enorme scandalo fra il pubblico e conseguente duro attacco da parte delle istituzioni contro i panici, che esigono l’allontanamento dal territorio nazionale degli autori di quelle pièce1Più volte, lo stesso Jodorowsky, ha ricordato anche le minaccie di morte ricevute in quel periodo soprattutto in Sud America.

Verso la fine del 1963, avviene quindi una conseguente diaspora che vede i panici, orgogliosamente orfani di patria, scegliere definitivamente Parigi come centro di diffusione delle loro opere. Qui ha, infatti, luogo un mostra dei disegni panici di Topor; Arrabal pubblica La Pierre de la folie; Jodorowsky Les nouvelles paniques. Forse è una coincidenza, ma proprio in quel periodo esce per la casa editrice Gallimard, una collana Panique, ed il vocabolo comincia ad essere sulla bocca di tutti.

L’anno seguente, l’iniziale exploit panico, viene consolidato da una notevole quantità di opere, pubblicazioni e mostre fra cui è bene ricordare: il romanzo La locataire chimérique di Topor, Les jeux paniques di Jodorowsky, e le Premiers hommes di Olivier O. Olivier. Nel 1965 Arrabal pubblica Théâtres paniques, Topor (a San Francisco) Panic, e Jodorowsky Il teatro panico. Al teatro Mouffetard di Parigi il Grand Théâtre Panique presenta in anteprima l’opera di Arrabal Le Couronnement.

Il 24 maggio 1965, al Centro Americano di Parigi viene presentato uno spettacolo teatrale in tre parti, con il titolo Il gruppo panico internazionale presenta la sua banda di elefanti. Un happening lungo quattro ore, costituito, nelle prime due parti, dalla Cérémonie de la femme nouvelle  di Topor, e da Les amours impossibles di Arrabal con la regia di Jodorowsky, e nella terza, dall’Auto sacramental dello stesso Jodorowsky. Per avere un’idea di cosa potesse essere uno spettacolo così strutturato proviamo a darne un breve resoconto. Sulla scena una macchina fracassata, un gruppo di donne a seno nudo con i corpi dipinti di vari colori, e Alexandro, vestito di pelle come un motociclista.

Il regista attore dapprima taglia la gola a due oche, frantuma travi, si fa spogliare e frustare, poi balla con una donna ricoperta di miele e si applica al petto due serpenti. Avviene di seguito una parodia del rito cattolico (sotto un pollo crocifisso, un papa vermiforme serve albicocche in scatola alla folla). Nell’ultimo movimento Jodorowsky inscena un assolo di danza con la testa di una mucca e si fa battezzare nel latte da un mostruoso rabbino che poi attacca per castrarlo simbolicamente. Il rabbino finisce sviscerato (da sotto la sua tonaca vengono tirate fuori interiora animali, poi inchiodate al crocifisso e infine lanciate fra il pubblico). Una donna unita ad una enorme vagina di plastica appare sulla scena e Jodorowsky si rifugia dentro l’”utero”, tirando agli spettatori delle vere tartarughe. Dopo aver “partorito” il mattatore dell’happening, la donna lo lega ad una ragazza di colore e ricopre la coppia di miele. Il sipario scende sui vani tentativi dei due di coordinarsi in una parodia dell’atto sessuale. Secondo il regista ogni elemento impiegato nell’Auto Sacramental viene letteralmente gettato in pasto al pubblico: pezzi di automobile, costumi, accette, pane, animali. Egli ricorda inoltre una lite furibonda fra i presenti per la spartizione del bottino.

Nel 1965 nasce Producciones Panicas, la casa di produzione messicana di Jodorowsky grazie alla quale può, come abbiamo visto, realizzare Fando y Lis, El Topo e La Montagna Sacra. Arrabal è omaggiato dal National Theatre di Londra, diretto all’epoca da sir Lawrence Olivier, che mette in scena il suo ( di Arrabal) L’Architetto e l’Imperatore d’Assiria. Il già citato romanzo di Topor, La Locatarie chimérique, viene tradotto in ventiquattro lingue e il drammaturgo Albee ne fa una riduzione cinematografica per la Paramount.

Nel 1970 anche Arrabal esordisce dietro la macchina da presa con il film Viva la Muerte, cui seguiranno a distanzi di pochi anni Andrò come un cavallo Pazzo e L’albero di Guernica. Il gruppo panico viene invitato al Grand-Palais di Parigi in occasione dell’Expò ‘72 che riunisce le personalità delle arti plastiche di questi ultimi anni. Quello stesso anno viene istituita, da parte dei panici, la World Associaton of Artist e la Fondation Babylone, per premiare ogni anno quegli artisti che si distinguono per il non-conformismo, l’humour o l’originalità insolita delle loro opere.

Nel 1974 Jodorowsky si dichiara anti-panico sciogliendo se stesso e gli altri colleghi da forzate affinità elettive e dal riconoscimento della cultura ufficiale ma abbiamo già avuto modo di ricordare come, a distanza di venticinque anni, egli si sia potuto di nuovo contraddire, presentandosi in tourneé con uno spettacolo teatrale intitolato Opera Panica.

Tratto da Jodorowsky errante – Viaggio nel cinema di Alexandro Jodorowsky di Emanuele Bertolini, 1999

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